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Beirut, 12.XII.2011
1.[ITA]
Ciao Sara,grazie al tuo sguardo capirai il senso tra le righe di questa lettera.Vorrei parlarti di quando ho scambiato la mia vita con un’altra persona, di quello che c’è stato prima e di quello che ci sarà dopo.Tutto è iniziato a Beirut, mercoledì 21 settembre 2011, dopo il mio arrivo nella casa di Gemmayze, sopra il ristorante Dartaud, al secondo piano. Entrambi credevamo di conoscere quello che stava per accadere, ma non era così, niente poteva essere prevedibile, niente pianificabile. Parlavamo, i sorrisi erano sommessi, gli occhi sembravano graffi, quei momenti mi ricordavano le nostre cene, dove ogni battuta, ogni sguardo incrociato e ogni movimento impacciato rimanda all’inesorabile finale pieno di carne. La prima cosa che ci siamo scambiati sono state le chiavi di casa, poi gli orologi, poi i documenti. Ognuno leggeva la lista che l’altro gli aveva scritto, la mia era sul retro di un manifesto recuperato nel palazzo dov’ero in residenza, la sua era blu: password – email – nome – età - impegni imminenti - amici - chi è chi - chi è cosa per te - chi sei tu per loro. La mia: password - email - pochi impegni - modi per dimenticare - meditazioni autodidatte - chi è chi - chi sei tu per loro - ricerca forzata di abitudini libanesi. Ci scambiammo le scarpe, avevamo entrambi il 44, i vestiti erano così diversi, io non mi sposto dall’anonimato, lui invece adora le fantasie a righe e a quadri, i colori sgargianti e il gusto pacchiano che si riflette nel caldo mediterraneo, però è norvegese.Jorgen Ekvoll, 1981, di Oslo, cercalo…Appena ci saremmo svegliati tutto sarebbe iniziato. Quella notte i sogni sono stati pazzi, io ero una testa all’altezza del soffitto di questa stanza gialla, parlavo con un’altra testa vagamente mora e giapponese, da sotto il suo collo si estendeva un panneggio bianco messo come se lei lo stesse tenendo con le mani nella posizione della riverenza. Non ricordo di cosa parlassimo, so solo che lei si muoveva ondeggiando e ogni volta che sfiorava il soffitto con i capelli lasciava una traccia grigia fumosa, che sporcava l’intonaco con odore di grafite. Aperti gli occhi mi sono ritrovato solo in quello che doveva essere ufficialmente il mio letto, come poter sentire mie una serie di abitudini così definite da un altro? Ricordarsi di preparare un buon ritorno al mio coinquilino nonché mio migliore amico con cui ho attraversato a piedi il Libano da nord a sud, non gettare la carta nel water, non alzare la musica nel lato destro della casa, spegnere sempre la bombola del gas per evitare che saltasse tutto in aria, succhiare snuss al posto delle sigarette, vestirmi in modo assurdo sentendomi una specie di arlecchino in versione pappone in miseria, il poco cibo in casa, formaggio spalmabile, pane da arrotolare e tutte le altre particolari attenzioni che sapevo avrei dovuto avere, erano una questione di pura apparenza, un involucro che avrebbe dovuto raccogliere e tenere unita una persona la cui coscienza desiderava essere una ballerina tra corpi da riempire. Dire scambiamoci la vita, può voler dire tutto e niente, era chiaro nel progetto, ma nella realtà si è rivelato molto più intenso, molto più lungo e molto più l’opposto di quello che credevo essere. Volevo dimenticarmi, volevo fare un regalo al figlio che ancora non ho, iniziare ad iniettarmi la memoria del cambiamento, della mutazione guidata e voluta, della volontà intrinseca che va oltre la mente che la produce, perché semplicemente è, non ho nessun desiderio megalomane, odio gli esaltati e nessun ideale mi spinge. Tu lo sai, la mia è una necessità biopersonale. Volevo dimenticare Luca De Leva, volevo iniziare a far esistere solo un corpo abile a svuotarsi e ricomporsi ogni volta che lo volessi, non basta ricordare, facciamolo. E quindi tutto era iniziato. Dopo una serie di pensieri tra le lenzuola mi sono messo a lavorare al computer, con penna e tavoletta, nel mio ufficio, che era costellato di libri, leggendo i titoli pensavo che alcuni avrebbero potuto essere anche miei, no, così non andava, perché io non ero più io, non c’era quell’io cui mi riferivo, ma anche se Luca non esisteva non potevo sentirmi Jorgen, cercavo di sentirmi chiunque, un campo sterminato di zolle spalancate. Mentre camminavo per strada il secondo giorno ho avuto la prima crisi, indossavo dei pinocchietti a righe verde pisello e una maglietta bianca, scarpe nere e cuffie gialle, musica elettronica mi percuoteva i timpani, ero confuso, avevo mangiato pesante come sempre in Libano, carne maledetta, camminavo da un paio d’ore, ma il Beirut art center non lo trovavo, ero stanco, stanco morto, faceva caldissimo, ho visto bianco, un cerchio alla testa fortissimo, mi sono dovuto appoggiare al muretto al mio fianco, non capivo più niente, ma che stavo facendo? Aveva senso? Smettila di giocare con le parole, entra nel linguaggio e modificalo da dentro, il linguaggio siamo io e te, perché noi lo comprendiamo, il nostro corpo è un ottimo materiale, con tutto quello che ne consegue. Quella è stata la prima crisi, non era facile curarla, mi mancavo molto, ero combattuto, non volevo trasgredire all’unica regola che mi ero dato, non ero Luca, non ero nessuno, non mi importa di quello che è già sentito, io ero il pioniere della mutazione ed ero riuscito a trovare un ignaro adepto della mia teoria, tutto quello che cerco di far passare per strampalato in me, di inattendibile, di inaffidabile, è solo la scorza che i veri amanti possono scalfire, che tu puoi scalfire. Parente di chi muta e che dal passato ha soffiato fino ai nostri giorni. Avevo mal di pancia, un senso di distanza primitiva da tutto quello che conoscevo di me, ed erano passati solo due giorni, stavo accasciato al muretto sul bordo di quella stradona larga, avvelenata e trafficata, quanto rumore facevano i clacson e quanto rumore faceva la mia testa. Implodevo ed esplodevo, forse è per questo che tornato in Italia pesavo cinque chili in meno, mi stavo schiacciando, mi stavo spremendo, avrei dovuto raccogliere l’olio e farne dei ghiaccioli. Andando in giro per i locali di Beirut, vestito in quel modo diciamo carnevalesco, incontrai diverse persone, a volte mi presentavo come Jorgen il norvegese, a volte evitavo le risposte. I momenti migliori erano però quelli in cui incontravo Luca, si finiva spesso intorno ai tavoli dell’Em Nazhim, ubriaco di arak, a parlare in gruppo, ecco, non è facile parlare di sé stessi in terza persona, soprattutto se chi ti fa le domande non capisci se le sta facendo a te o a chi abitava quell’immagine prima di te, chiedere come sta la sua ragazza e avere in questo unico modo informazioni su di lei, si generavano bolle di confusione in noi e in tutte le persone intorno, l’esperimento si espandeva a macchia d’olio, siamo un’intrecciata mailing list dal vivo, ci formiamo come unico organismo e solo così possiamo essere, la percentuale dell’idea che non mi appartiene è quella che la mette in relazione con il mondo e le dà significato, non posso pensare una cosa che non conosco, sicché quello che non conosco non esiste, è per questo che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio tempo... La persistenza è un valore e le cose che trascorrono sono invece inaffidabili? Ci sono stati molti momenti divertenti, come quando ho fatto gli auguri a mio padre per il suo compleanno, non credevo che riuscissi a creare battute in norvegese, ma sembrava divertirsi dalle risposte che mi dava. Lo stesso fece Luca in quel momento, rispondendo alle mail, la cosa strana è che iniziavano sempre con un italiano corretto per poi finire in frasi che pur impegnandosi non avevano nessuna logica costruttiva, noi decostruivamo noi stessi tanto quanto la sintassi grammaticale della lingua dell’altro. Fantastico leggere tutto questo una volta tornato indietro nel mio corpo, inutile farlo leggere ad altri, l’esperienza funziona nel momento in cui avviene, solo ripetendola se ne può carpire il senso profondo, pur rischiando di allontanarsi dalla semplicità negativa delle cose. Alternavo momenti di eccitamento infantile a fasi di vuoti totali; qualcuno mi disse che ero come morto, era una distanza siderale quella tra noi, incolmabile, inarrivabile, il fatto che ci fosse un altro al mio posto rendeva impossibile elaborare il lutto, perché ad ogni tentativo di contatto arrivava puntuale una risposta, che tralaltro aveva sempre il tono adatto al tipo di domanda, i tentativi di contatto non hanno mai smesso di arrivare, una tomba virtuale, il profilo di un angelo. Una settimana può sembrare poco, non lo è. La prima volta che incrociai luca lui recitava a fare l’italiano, metteva in atto tutti gli stereotipi tipici, la seconda volta che l’ho incontrato stava impazzendo, era scuro in viso e non riusciva più a vivere mentendo, credo che lì la cosa stesse iniziando a funzionare anche per lui, è un viaggio nel ghiaccio, la cosa più fredda che abbia mai provato. La profondità abissale in cui ci si spinge porta la temperatura sotto la soglia sopportabile. Più cercavo di dimenticare me stesso e più mi calavo in profondità, verso gli ultimi giorni mi ritrovai perso nei miei pensieri, avevo ricordi della mia adolescenza che riaffioravano alla mente in modo spontaneo, cose quasi rimosse, alle quali non avrei mai pensato, è stato forte, forse la cosa più assurda di tutte, gli occhi rovesciati, non abbiamo bisogno di specchi per guardarci le spalle. L’interzona non mi era mai stata così familiare, mi sentivo la sezione tra gli insiemi, la deriva necessaria allo scopo, ho provato a unire orizzontalmente le due chiavi degli appartamenti e guardare nello spazio che ne deriva, lo continuo a fare circa ogni giorno. Non crediamo più nei telescopi, ma nelle trasparenze della pelle che mi hanno fatto scoprire il quorum sensig, parole prima sconosciute mi hanno fatto pensare alla vera natura che mi gonfia la fronte, ho raccolto parecchio materiale da questa esperienza, posso soddisfare il bisogno di oggetti con varie forme e in modi diversi, ma quelli che preferisco sono due. Quando un’idea si concretizza è come la caduta di un angelo dal paradiso, se riuscissi ad utilizzare quell’energia alla rovescia e ad aggrapparmici forse potrei arrivarci. Parzialmente convinto di possedere solo il mio corpo e il mio tempo, in ogni caso sono le sole due cose che percepisco esserci con certezza, gli unici materiali necessari da plasmare – e come piace a loro farsi toccare, godono urlando quando le mie mani ne afferrano le forme viscide in un bavoso attaccamento ad una bolla di gomma – rappresentare, nel senso di svolgere le proprie funzioni in nome di altri, forse finiremo un giorno con lo scoprirci estranei ed amanti, resteranno solo i nostri denti, fossili di igiene orale, ancora più reali di noi e degli spazi vuoti intorno cui orbita la nostra fame, quello che davvero può saziarmi è sapere che la mia stessa volontà possa ripetersi in altre storie, sto creando un’agenzia di viaggi chiamata Thy Self People, persone che vogliono passare un periodo nella vita di un’altra, mentre l’altra ne usurpa la propria, per ora siamo in una ventina. Affronto fisicamente un’idea, finché questa mi possiede.
LDL
Beirut, 15.XII.2011
2.[ENG]
The lotus of Lebanon:
(1)“From ancient times the lotus has been a divine symbol in Asian traditions representing the virtues of sexual purity and non-attachment” - Wikipedia
As I am personally going through a one-week identity crisis here in Lebanon, where my very own history is unknown to me, I wanted to find a way to discover myself in the context of Lebanon.
I'm imagining a portrait of me in Lebanon, based on the information given about me and my life by FaceBook, and information about what “Lebanese” means by Google.
“The Lotus of Lebanon” indicates that I am the lotus, which somehow puts me in a self-defined divine context, which can be read as a criticism to the Lebanese society, which seems to be obsessed with images of saints, martyrs, and celebrities.
(2)I want to create “The Real Flag of Lebanon” where I superimpose all the different political flags of Beirut on top of each other and get them printed on fabric. The result will probably be a gray, confusing structure, much like the way I see Lebanon's political landscape.
LUCAlikesPlaying with the words “look-alike” and the FaceBook “like” function.
Collect all the events, happenings, and things that I have “liked” on FaceBook and print them as a journal called LUCAlikes. I just want to understand more clearly who I am.
Jorgen
Como, 20.IV.2021
3.[ITA]
Anais-Annalisa-Chiara-Daniela-Federico-Luca-Ludovico-Sarah-Valina
Random cut-up of interviews released by students of the performance course held at the Accademia IED Aldo Galli (Como), during the 2020/2021 semester, after having exchanged their lives with each other. 9 people were involved, 1 voice was released.
Ouh vaffanculo, col cuore
Vado, in pratica hihi le mie sorelle
Questa è la seconda volta che vi scambiate, giusto? Si. Anais, scusami una cosa, hai detto l’alter ego due giorni?
Hai la testa bassissima
Sono bassa
No nel senso
Tu sei grande, io sono piccolina rispetto a te, piccola, piccola, piccola, piccolissima
Camera di Virginia non è la mia, per quanto riguarda il resto, di solito appunto a casa io faccio la cucina, Virgina cucina e io dovevo cucinare, però alla fine mi ha sempre aiutato perché io non so cucinare, non cucino mai quindi
Questo ad esempio per me è già un punto interessante perché è la seconda volta che lo fate
Sono rinata eheh e poi niente
Era interessante per te guardarti in questa nuova
Si anche non dover star lì a pensare ogni volta, perché mi faccio mille paranoie
Ragazzi
Vai Chiara
Vado io? Ok si vado io: allora ah non parlo a ruota libera, ti faccio domande
No puoi parlare liberamente
Cosa facciamo domande o?
Veste come cavolo vuole che fa quel cavolo che vuole che non pensa a niente prima di farlo e, una liberazione ahah esserlo, infatti mi sono divertita un sacco. Sono uscita da sola, ho fatto tutto quello che vuole cioè la prima cosa che mi veniva in mente dicevo ah figo ora potrei correre lo facevo e basta è una cosa stupida in sé però era divertente
Vabè dai facciamo le domande, allora ehm allora una cosa da dire sul fato che appunto è stata la seconda volta è stato già diverso sotto diversi punti di vista
Fantastica e diciamo prof, fantastica e diciamo che la Matilde eh prof ahah che tra virgolette lei non si comporta bene
E io continuo a sgridarla ahah
E io devo sgridarle
Eh non andavi d’accordo
No andavo d’accordo
E poi l’hai potuta conoscere meglio
E poi l’ho potuta conoscere meglio si gli ultimi giorni
E ti trattava con, ti chiamava Luca, Valina?
No mi chiamava Valina
Ecciù scusate
Mi chiamava Valina
Specie l’altra che tra virgolette c’è lei è un po’ strana cè che la Matilde
Sai mi sono svegliato da te, è stato abbastanza, non strano, particolare perché io mi sono svegliato e ho detto ma dove sono? Ah sono a casa della Valina, così oddio ho spento, così mi sono alzato, sono andato a cambiarmi, ho cercato di mettere i tuoi jeans, tanto abbiamo gli stessi jeans
Ah si è vero, una cosa, che abbiamo potuto pure fare scambio outfit perché abbiamo la stessa identica taglia
Esatto
Quindi
Posso? Ahah che, e io devo sgridarle, specie l’altra che tra virgolette cè lei è un po’ strana cè
Un po’ strana
E perché devo essere io Fede e già ero stata con sua mamma, già avevo capito come potevo rapportarmi con lei, quindi quella stranezza, niente e preoccupazione, si ho avuto praticamente tre giorni in cui ho avuto varie preoccupazioni, ma cè generali personali e ho avuto quei tre giorni in cui son riuscita veramente a non pensare, non pensarci è stato molto piacevole come cosa, perché essendo dovendo essendo Federico non dovevo mi sono quasi autoimposta di no
Con le verande aperte con il volume al massimo
Ahaha
La gente che si fermava stordita perché ero ovviamente
Ma non è vero guarda che non era il mio vicino
È vero
Siamo tutti contentissimi quando canto
Non sono contenti per niente
Ma che cavolo dici? La mia vicina diceva fai bene, c’era la Sofia una volta che
Comunque sempre un attimo in ritardo, segui la lezione nello studio atelier sulla scrivania e a mezzogiorni ti
Eh diciamo che la Matilda e io devo sgridarle, specie l’altra che tra virgolette
E
C’era stata anche l’interruzione secondo te o avevi ricominciato da dove avevi lasciato?
No è stato abbastanza come ricominciare da dove avevo lasciato
Era una cosa in pigiama, io l’ho accompagnata alla stazione
Si ma prof
Lei è andata a scuola e sul treno in pigiama
Assurdo
Ma io non t’ho detto niente
Dai la facciamo così questa cosa?
E non so perché, ma quando comunque faccio lo scambio di vita comunque sono dell’idea cè penso comunque che sono io ma devo essere l’altra persona quindi inizio a dire che cosa farebbe l’altra persona e poi dico no, l’altra persona sono io, mentre se sono il mio alter ego che sono comunque io, ma non sono io, qualunque cosa faccio dico vabè tanto non sono io
Si in realtà sono arrivata nel pomeriggio, come l’altra volta, gli orari erano più o meno come l’altra volta, quindi sono arrivata verso le quattro e mezza però i suoi sono usciti la sera, quindi ho avuto casa libera ahah
Casa libera di un altro
Si esatto
Esserlo, infatti mi sono divertita un sacco, sono uscita da sola, ho fatto tutto quello che volevo cè la prima cosa che mi veniva in mente dicevo ah figo ora potrei correre e lo facevo e basta cè è una cosa stupida in sé però è divertente
E invece
Si un sacco
Si e si niente appunto
Quindi diciamo: metterti nei panni, cioè immedesimarti
Ehm
Capito quello che ti voglio dire?
Si
Quindi secondo me, io mi piacerebbe che andassimo in una direzione di questo tipo, che ne pensi tu?
Si volentieri, si no è stato figo
Ottimo bello mi piace, ok adesso? Chi vuole? Ok. Quindi voi siete in due, volete farlo come, cosa sta succedendo?
Quindi non li ho nemmeno visti i suoi cioè, più o meno
Quanti giorni?
Tre, tre due notti e poi c’è stato lunedì, dove anche lì il pomeriggio sono andati a fare il vaccino, però li siamo stati a cena almeno, ci siamo visti a cena, per la prima volta ho visto suo papà che non avevo mai visto, l’unica volta che l’ho visto era quando sono venuta a casa sua che era disteso sul divano, quindi veramente non c’è stata alcuna
Quindi i genitori hanno reagito in maniera serena alla cosa?
Si si sua mamma appunto diciamo è sempre super sempre come gasata come l’altra volta
Ma si in fondo perché dovrebbero allarmarsi
No infatti, infatti, e suo papà a cena è stato un po’ strano fino al lunedì sera, appunto non l’ho mai conosciuto, però c’è stato nulla in realtà di eccezionale, abbiam cenato, conversazioni normali e poi
Cazzo
Dieci euro
E’ andato subito a letto, comunque, io sono andata in camera, quello che mi preoccupava tanto non era così assurda come cosa
Tu invece Federico non hai avuto a che fare con i suoi genitori?
No no io sono rimasto a Como
Como perché comunque la coinquilina ha vissuto più l’aver dentro Ludovico e non Anais però avevo tutti gli argomenti
Niente ho guardato ho ascoltato
La scuola, un po’ la frustrazione
Ahah si non sono molto d’accordo, che argomenti di conversazione il suicidio, ahah si si va bene
Che bello che è
Anche farsi cucinare alla fine è stato interessante perché di solito me lo preparo io per me
Si appunto perché io non cucino mai, cioè io io non cucino mai, lui cucina sempre, infatti ho dovuto cucinare e lui non ha potuto cucinare
Quindi vi siete proprio detti: questi sono dei comportamenti miei tipici
Falli!
Si si, poi appunto entrambi avevamo abbastanza
Ma il fatto, allora, aspetta farmela formulare nella mente. Allora una cosa che io avevo notato quando lo avevo fatto io su di me era questo: che non era tanto quello di essere l’altro, ma anzi poi l’effetto che ottenevo era una sorta di viaggio introspettivo in me molto forte e però con la scusa di essere un altro ero libero da tutta una serie di sovrastrutture, impegni, legami
Appunto abita qua a Como con Angela, quindi no
E hai avuto a che fare con Angela?
Si si si
Ok
Ora vai vai parla un po’ tu che ho parlato tanto
E niente la mia esperienza è stata più o meno uguale a quella dell’altra volta
Mamma, eh ho scritto sbagliato
Tu, leggi
Ah ok
E niente mi sono un pochino più abituato a vivere la vita come fa Chiara e un aspetto molto carino è mangiare e guardare la televisione, cioè il computer, perché a casa mia non si fa mai perché la televisione sta in sala e mangiamo in cucina
Si è vero strabrutto
La tengono accesa per sentire le notizie del telegiornale e mangio mentre sento i morti non è una cosa molto carina, mentre l’, però avevo cè in questi giorni ho sentito un pochino l’ansia, ma non nel fare l’esercizio, proprio nel vivere pensando che ho lasciato la mia vita ferma, cioè non perché ero Chiara e così, ma perché tipo vedevo Angela he si preparava gli esami e tutte queste cose qua e io pensavo
E il sentimento che provavi era ansia?
Ansia, e non poterlo fare anch’io pensavo, Dio sto rimanendo indietro, cose del genere e quindi li iniziavo a pensare come Federico, non più come Chiara
E per il resto normale
Come?
Per il resto tutto normale come l’altra volta
Allora stavo pensando questo, ripensando a quello che ci ha detto Anais adesso, cioè la questione del riconoscere delle proprie abitudine particolari, comportamenti
Salvatore credo
Quindi altro esempio, anche per voi c’è stato questo aspetto di, come dire, come di abbandono di alcune routine che magari ci feriscono, vi feriscono oppure no, anzi, tu dicevi ho avuto l’ansia perché pensavo: insomma quello che hai detto adesso
Mmh
Per quanto mi riguarda io l’ho vista proprio come una vacanza, in realtà, cè niente ansie
Speravo
Pensare
Cos’è questo rumore mi sta facendo impazzire?
Ma cos’è sono quelli di restauro
Si fanno cose
Da dove arriva?
Su, sono su a restaurare cose
Ahah
Quello è stato figo
Non lo faccio vedere spesso, però c’è dentro tanto, almeno gli ultimi cinque anni, ci sono tutte le cose che ho vissuto, io anche nel suo stile, nel suo arredamento o i colori che usi, l’ho notato molto
Finito lo scambio, allora adesso iniziamo che io ti faccio delle domande e tu rispondi, dopo tu fai le domande a me e io rispondo
Va bene
Prima cosa che hai provato la mattina in cui ti sei svegliata nel mio letto
Allora avevo già dormito
Ci stavo già pensando
Anch’io, ma non ho una risposta
Puoi provare infatti anche a fare il lavoro dell’altro, però anche quello se la fai in un giorno è abbastanza impossibile, se lo fai dopo una settimana
Ma forse anche una settimana è poco magari
Mettetevi più vicini
Salvatore
Per te quindi la stessa cosa che c’è stata è positiva
Bene
Si si
Ok, lo stesso ma positivo ok
Due figlie
Bello
La piccolina, Isabella
Guarda
Che facevan le modelle alla mostra, loro, guarda in posa come in certi quadri
Lei e lei?
Si, vedi in posa, più o meno
Che bella squadra
Non ti sei neanche potuta vedere Riverdale
Ah io ho, sicuramente non ho detto, ho cantato con le verande aperte con il volume al massimo e la gente che si fermava
E la mamma di Fede che faceva tutto per me è strano, perché quando sono a casa mia, a casa casa eh io e mia mamma ci alterniamo nel cucinare, quindi, è una cosa che ho notato ecco
Io, mi piacerebbe che andassimo in una direzione di questo tipo, che ne pensi tu?
Si volentieri, si no è stato figo, come appunto le dicevo
Ottimo bello mi piace
Eheheh
Ok, adesso chi vuole? Ok quindi voi siete in due come volete procedere?
Fai le domande
Volete farlo come l’altra volta, vi va?
Cioè sdraiati?
Si a me piacerebbe
Che roba
Alteere
Sapete cosa sto pensando?
Milano, 30.XI.2021
4.[ITA]
Ciao Agente,
sono tornato da undici di giorni. È stato il secondo scambio, sono passati dieci anni dal primo ed ironia della sorte, ancora con una persona norvegese. C’è qualcosa in quelle terre che devo cercare? L’altra volta è stato con un estraneo, ora conoscevo la persona: immaginavo sarebbe stato un esperimento diverso, qualcosa di più facile. Dov’ero finito in questi dieci anni? Grazie per aver fatto emergere in noi l’intenzione: è stato per ora lo scambio più intenso. Quante menti erano vigili contemporaneamente in me, una, tutte, tre, due, nessuna, lascio questo ai ricordi che non voglio approfondire, restano nell’esperienza e nella vita a cui appartengono. Abbiamo preparato delle schede descrittive che ci siamo scambiati, le Liste Persona, se ho pensato avrebbero funzionato come canovaccio, presto ho usato la mia come talismano: mi univa al patto fatto con me stesso.
Non ero io, ero Emma Rose, la donna con cui vivo.
Concentrato attraverso di lei ho sperimentato un nuovo stato mentale, un diverso assetto, non so nominarlo, scoprirlo è stata la rivelazione, sto cercando di richiamarlo a me anche ora, ma non riesco, forse esiste solo in quella dimensione, in quella disciplina, provo a raccontartela:Tutto è iniziato la mattina di venerdì 12-11-2021, al risveglio. Inizialmente lo spaesamento stava nelle differenze di posizioni, la stessa stanza, la stessa coperta, un altro cuscino, l’altro lato del letto, può esserci un limite così netto nella certezza dato solo da una linea invisibile che separa le abitudini? Eppure ci amiamo. Svegliandomi oltre quella certezza chi ero diventato allora? Seduto in bagno ho toccato il mio naso, non volevo farlo e l’ho sentito non mio, era lì non era scomparso, ma non mi apparteneva più, la mia carne si era liberata dall’organizzazione, i miei confini vibravano, un’infinita consapevolezza mi ha attraversato la gola ed è scesa in tutto il corpo, forse avevo inghiottito la mia idiozia, ero già in bagno pronto ad espellerla - l’avrò fatto?Avevo giornate molto piene, vendevo vestiti e andavo a spedirli da vari centri di smistamento, mi scrivevo con persone in norvegese ed inglese, velocemente ho iniziato a pensare in questa lingua, i pensieri erano fluidi, la suggestione era successa. Il mercoledì ho festeggiato anche il compleanno di Emma, ti lascio immaginare auguri, torte, amici e famiglie. Mungevo quell’identità senza preoccuparmi di cosa stesse succedendo alla mia. Venerdì notte stesso ho avuto il primo regalo dallo Scambio, questo nuovo viaggio ha sbloccato i miei sogni, sono stati sempre limpidi, splendidi e vivi e stanno continuando, grazie Agenzia, era da un anno che non riuscivo più a muovermici dentro, grazie, ora hai in grembo due nuovi agenti. Vivere più stati mentali insieme mi ha dato una sola percezione delle cose, non c'è differenza tra sogno e realtà, tra fatto e interpretazione, tra me e me, è tutto la stessa cosa e questa cosa non esiste. Qualcuno mi ha detto che quando ti immergi nel mondo, questo scompare: io ho sempre cercato di trarre ispirazione dai fatti della vita, ma una volta scomparso dalla mia vita, cos’era quell’ispirazione rimasta? Da dove arrivava? È quella la mia sostanza? L’origine e l’inizio dei miei pensieri? Non lo so Agente, ma sentivo che voleva nascere, era stanca di nuotare su rocce asciutte, ha reclamato il suo posto nel mio corpo e la mia attenzione. Oggi mi sono imbattuto in uno scritto di Jung “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” (1934-1954), dove dà questa definizione di anima: “L’anima è la vita al di là di tutte le categorie, e non ha cura di biasimi e apprezzamenti”, che l’esercizio mi abbia spinto verso questo selvaggio archetipo della vita in sé? Chissà.Ho trattato le cose piccole molto seriamente e quelle grandi con leggerezza, come ad esempio la posizione di un asciugamano, l’igiene personale, la Lista Persona che ho ricevuto recitava molte caratteristiche di Emma, la principale era “Joyful spirit. Enjoy inventing solutions”, ho imitato, mi sono lasciato guidare da quello che conoscevo dell’altra persona e da quello che leggevo nella lista, come ti ho già detto credevo sarebbe stata un’esperienza più debole, falso, anzi è preferibile scambiarsi tra persone che si conoscono, possibilmente che siano in rapporti intimi, si scatena infatti una marcata reazione erotica, che mi ha spinto a immaginare che tutti si giuntino con tutti, così la comunicazione diventerebbe totale, la vita diventerebbe totale e supererebbe sé stessa. Ogni categoria è antiquata, continuare a separarle o mescolarle rallenta l’individuazione, annebbia il processo di potere, illudendomi con il ricatto della sicurezza - e che sicurezza…positivo, negativo, caldo, freddo, tiepido, sopra, sotto, oppressore, oppresso, verde, rosso, chirurgo, ingegnere, dentro, fuori, questo e quell’altro, la volontà che cerco è la vita stessa. La nostra azione è il gioco. Lascio lo scherzo ai pagliacci, non voglio più esserlo, ora è vita sopravvissuta e non millantata. Lavorare nella vicinanza ha fatto esprimere al meglio l’unica regola dell’esercizio: Scambiatevi.(Piccola parentesi: amo usare il termine lavorare riferito a questi esperimenti. Questo è l’unico lavoro che voglio fare. Tra l’altro ho immaginato cosa succederebbe se tanti Scambi avvenissero frequentemente e su grande scala, ovviamente i due candidati è come se mettessero in pausa le loro vite abitudinarie, questo genererebbe tanti piccoli e continui lockdown, per usare un termine in voga di recente, con ovvie conseguenze sul sistema economico. Algoritmi confusi. Penso ad una grande onda di consapevolezza emancipata da quella idiozia che viene chiamata lavoro nel senso corrente, con desideri e frustrazioni annesse, per non dire della costruzione dell’identità, ma magari approfondiremo un’altra volta, chiusa parentesi)L’ultimo giorno abbiamo scelto di non parlarci per godere più intimamente dell’esercizio, guardavo l’altra metà di me muoversi per la casa e pensavo che ogni volta sarebbe stata l’ultima, l’ultimo pranzo, l’ultimo dente lavato, ho provato nostalgia per una vita non mia…riesco a prendermi gioco della mia mente troppo facilmente per identificarmi solo con lei. E se anche i miei contorni possono perdersi così facilmente al contatto con quelli di un’altra persona, direi che la maggior parte delle mie convinzioni sono superstizioni - e me ne libero.Mi sto rendendo conto di aver ricevuto un altro regalo dallo Scambio: prima utilizzavo youtube per il mio intrattenimento, mentre mangiavo, mentre ero in bagno, in generale quando “non facevo niente” guardavo youtube, potenzialmente per un tempo illimitato. Una volta scambiatomi con Emma, il suo cellulare non aveva video adatti tra i suggerimenti, perché erano tutti video musicali di album interi. Non volendo trasgredire l’unica regola non ho cercato video di mia iniziativa e quindi dopo pochi giorni ho smesso di usare il cellulare in quel modo. Ora che sono tornato in possesso del mio, continuo comunque a non farlo, non perché me lo imponga ma perché mentre guardo quei video mi annoio. E’ bastata una settimana perché un’abitudine stupida svanisse.Sono entrato in crisi in molti momenti, non sempre reggevo l’impegno, il quarto giorno è stato il più difficile, ero stanco ed assonnato mentre camminavo vestito con questa tuta che mi stava attillata e degli stivali indossati a forza, testa e cuore premevano fino ad esplodere, mi sono sentito un pop-corn e ho iniziato a ripetere nella mia mente < Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma – Sono Emma e avanti così per circa un chilometro…Non ho sentito più nulla, un nuovo calore mi massaggiava la pelle, stavo bene, non mi infastidivano gli sguardi dei passanti, i pregiudizi erano svaniti e il patto stipulato tra me, Emma e l’Agenzia aveva ripreso a plasmarmi, donandomi una rinnovata consapevolezza. Era come se si fosse annullato un certo addomesticamento simbolico che ho sempre sentito opprimermi, ho provato lo stesso sentimento del desiderio, ma a vuoto. Credo che quello che ho sempre chiamato desiderio sia in realtà una delle espressioni della dottrina che mi distorce da quando sono alfabetizzato, in principio era la parola, ma questa parola è un virus e io ora scelgo il silenzio
Milano, 7.XII.2021
5.[ENG]
Dear agent
In November, my dear birth month, I decided to exchange my life. Quite spontaneous the action itself, although I’m lying if I say I didn’t have my mysterious expectations. Me, so confident in my own assumptions, was no longer to recognize. I had changed my life with my partner which in front of me I only saw a borrowed life, mine. Heading forward I had to dismiss my inner voice, tell it of its nonexistence and continuously numb all internal monologues. As Emma kept fading away the existence became more and more naked, the first day worked, I was Luca. The agenda had me an appointment at noon, where I was told to come back later on, insecurity hit home and a touch of paranoia crossed the streets, what if it all was a set up. Yet it was I greeted Lucas bold insecurity, put some CCCP on my ears and rode my bike through Milan’s smoggy streets. Smells, visuals, atmospheres all seemed sterilized. Every time an association hit me I let it slip. It felt like the only origin I had was the assurance of hopefully waking up the next day. New feelings developed themselves into an arguing mind which in the same second had to desensitize, like peeling layers of consciousness for then to rub it out. The existence was an intrepid explorer and while observing the street life I understood time had slowed down. Watching all the other hamsters running around doing errands, I saw myself a timeless ghost and the fascination of discovering multiple perspectives for few moments felt supernatural.
I kept on walking Lucas brave steps. At home was Emma, as we had reptilized each other I saw something grow, enrooting itself around our climate, a form only we could sense and where no words could be exchanged. In situations like this silence became a gracious host.
The third day hit me with fatigue. Heavy shoulders from heavy jacket, insomnia, deep sleep at random hours and dreams where I was Luca. Every time I woke up I repeated to myself I´m Luca, I went to toilet for cigarettes and to watch what Youtube had to offer me. The algorithms followed the exchange, just vice versa, the existence couldn´t fool them. Their mix created for my presence was motivational talks on life merged with interviews with Elon musk. I lost the sense of belonging and the spirit faded into tinnitus. To overcome these external factors, habits, I went back to my inner space. I had offered my own shape of life and a pleasing sensation of attending my own funeral awoke. I had released abusive power, materialistic obsessions evaporated and fake happiness wouldn’t buy itself. Looking back, I find some similarities in a poem I wrote in the past, a sensibility I now understand I only could observe as I didn’t know I was going to wear the poem for 7 days straight at that time. It goes like this,Escape your space, miss it
Crave it back in nonsense
Come back to try, leave it there
Blush all you can, seek silencewill you, dearintrude with comfort
Smile to strangers even if they care
Goodwill and harmony, fears and loves
Keep accord and concord will mere
Give a slant, shield your hidden freckles
Grant, conquer
Maybe It put a spell on me. Reading It over again a different sense strikes and I am now truly comfortable by getting to know that rootless wanderer I met in Lucas shoes, and at last I, and the poem transmigrated, even as a couple. What comforts me mostly is that after 7 days of hide and seek, I found myself playing with life. And so does the exchange, in my shoes.
Emma Rose
Milano, 15.II.2022
6.[ENG]
Post-thy, you, my, self.
3 months has passed since I met you. It all feels like one whole day. Although I’m catching myself running while my present self still gets to affected by the external world, which at times eats me up alive. But I still learn about the choice I have on applying others emotions and behaviors, and from that even my own misunderstood ones. Thank you for showing me.
Not sure though if I wear you fully out. I know it’s not my pure self, consciously interacting in environments society has built up where I am only part of the structure on its platform.
Well the truth doesn’t hurt, the false does and I also have to find some humour in that when I watch me and my common sapiens running around applying emotions, expectations and needs which are all based on something which works for only someone, there is no unity in that and that hurts, and will forever do. The other day I caught myself judging a person who was being kind with oneself, labels showed up in my mind, dull, fake, superficial and it continues. In that state of mind something is clearly wrong with me as for who am I to judge, and why is being true so neglected, I don’t recognize myself in these states of mind but they come from somewhere and I believe it is not from inside. Anyhow, lucky me I was awake enough to correct myself and from that I felt immense inspiration, from truth to truth, stuck in the muddy false. Well, again, I’m thinking of how I can apply you in more of my actions. You live when I play, you live in some of my relationships and you live in my conversations. Yet I know you’re always there I still don’t see you when I run. I have this thing where I am always one step ahead of myself, and I don’t see its benefits to be true, I only see profit, and where does profit stem from. Yes. Something that is only for someone. Which is not me, but I do need resources to slow down, and so I’m stuck in some kind of hamster wheel again.
This isn’t something new and I am not Judge Judy. Today rain woke me up, I watched plants outside the window and thought of how long they’ve been thirsty for. 3 months is nothing and you´ve shown me patience, here appears your presence and while I’m writing the plants are soaking, enrooting and growing, will I do the same?
ER